Roccaforte del Greco è un comune italiano di 387 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria in Calabria. E’ il comune più alto della Città Metropolitana di Reggio Calabria per altitudine del punto in cui è situata la casa comunale. Detta in greco Vunì, ovvero monte o montagna, Roccaforte del Greco, si adagia su un’altura scoscesa che regala una panoramica a 360° su tutta l’Area Ellenofona. Il villaggio sorse nell’orbita del monastero di Santissima Trinità, il più interno avamposto bizantino, nei pressi di punta d’Ato’, in greco vetta dell’aquila. Nella chiesa del paese, dedicata a San Rocco, si conserva la statua della Madonna con Bambino, realizzata dopo la latinizzazione della diocesi di Bova, quando con il diffondersi della peste del 1577, il culto del pellegrino francese soppiantò quello più antico di San Sebastiano, invocato dai bizantini contro questo grande flagello del Medioevo. Maestosa ed imponente la chiesa dello Spirito Santo, edificio di gusto neoclassico, costruito nel 1930, sul versante occidentale del paese, urbanizzato a seguito del terremoto del 1908. Dell’antico borgo di Roccaforte, nato sui resti di insediamenti preistorici, rimangono i ruderi di piccole case rurali e una interessante toponomastica che ricorda suggestivi siti difensivi, come ad esempio la zona castello, posta nel punto più alto del borgo. Da escludere tuttavia che si trattasse di una vera e propria fortezza militare.
Frazioni e Località
Chorio di Roccaforte, Cuvolo, Santa Trada
Informazioni:
Sito istituzionale:
www.comune.roccafortedelgreco.rc.it
La Storia
Le origini di Roccaforte del Greco, si perdono nell’antichità, ma certamente risalgono al periodo della Magna Grecia, quando un gruppo di coloni provenienti appunto dalla Grecia del periodo dorico, fondarono la città. Non vi sono quindi notizie storiche su Roccaforte fino agli inizi del XVI secolo, epoca in cui, assieme a Gallicianò e Roghudi, è menzionata dal Barrio, dal Fiore e dal Marafioti. Fu casale di Amendolea, e quindi posta sotto il dominio di tale famiglia fino al 1400. Successivamente fu infeudata ai Malda de Cardona, agli Abenavoli del Franco, ai Martirano, ai De Mendoza, fino agli ultimi feudatari, i Ruffo di Bagnara, che la dominarono fino al 1806.
Conosciuta anticamente come Vunì, venne indicata come La Rocca nel periodo in cui era pagus di Amendolea. Fino al regio decreto del 1864 la cittadina era menzionata semplicemente come Roccaforte; con tale documento venne aggiunta la specifica “del Greco”.
Tra il IX e l’XI secolo il territorio dell’attuale comune ricadeva nel dominio di Bova. Anche Roccaforte fu un’importante luogo di insediamenti cenobitici, tra i quali sono da ricordare il monastero di Aghia Triada, la SS.ma Trinità, databile tra il 1300 e il 1400, luogo di culto fino al passaggio al rito latino nel XVI sec., e l’abbazia di San Nicola, databile agli inizi del 1600.
Anche Roccaforte fu fortemente colpita dal terremoto del 1873.
Il Santo protettore di Roccaforte è San Rocco e la sua festa ricorre il 16 di agosto, quando i fedeli portano la statua del Santo dalla omonima chiesa a quella, magnifica, dello Spirito Santo, edificata nel 1930.
Arte e cultura
Il Centro Storico
Posizionato su tre costoni rocciosi, il borgo domina la vallata dell’Amendolea. La parte vecchia ospita il Municipio, proprio dove secondo la memoria popolare sorgeva, a ridosso del precipizio, il castello poi franato. Fanno da corona il rione Castello, il rione Borgo e il rione San Carlo, quest’ultimo ormai quasi disabitato. Caratteristiche sono le piccole case e le stradine in pietra. Camminando nel centro storico, è ancora possibile vedere qualche tratto delle mura che cingevano il paese. Da qui molti sono i punti panoramici da cui godere un’ottima vista (nelle giornate terse si possono scorgere anche la Sicilia e la cima dell’Etna).
Da vedere senza dubbio la maestosa Chiesa dello Spirito Santo, un edificio di gusto neoclassico, costruito nel 1930. Sulla facciata con timpano, si notano una serie di lesene, su alto basamento, dotate di capitello composito. Il portale rettangolare ha un timpano a lunetta spezzato, sormontato da una monofora con arco a tutto sesto su cui spicca lo stemma. Monofore dello stesso tipo, arricchite da timpani triangolari, si ritrovano sulla parte bassa. In alto e sulle facciate laterali, si aprono invece delle fessure rettangolari, mentre sulla parte posteriore si erge un campanile. L’interno, a navata unica, è decorato da una serie di colonne in marmo rosso, dotate di capitello. La parete dell’abside, su cui spicca un crocifisso, è caratterizzata da una balaustra e da tre finestre ad arco con vetri colorati.
Rocca Del Drago
Rocca del Drago denominata in dialetto “Rokka du Traku” per la sua somiglianza ad un drago a tre occhi. Sembrerebbe che questi siano stati creati da mano umana. Forse in età neolitica. Secondo alcuni si tratta semplicemente di una bizzarra opera della natura. La leggenda narra che viveva sotto la roccia un drago cieco che si nutriva del latte contenuto in dei vani rocciosi, da cui il nome caldaie del latte. Un’altra leggenda vuole che il drago custodisse proprio li un tesoro che sarebbe stato scoperto da chi avesse offerto in sacrificio un capretto, un gatto completamente nero e un bambino.
Cascate Maesano
Situate a circa 1.200 metri di altitudine e con un’altezza totale di circa 60 metri, maestose da far rimanere a bocca aperta, le cascate del Maesano sono tra le mete più affascinanti e magiche per molti turisti e appassionati della montagna, simbolo delle escursioni in Aspromonte. Sono formate da tre ben salti (di circa 20 metri l’uno) e alla base di ognuno di essi vi è una pozza d’acqua cristallina color smeraldo nel quale ci si può immergere e fare un bagno. L’acqua delle cascate in estate raggiunge appena i 12/13 gradi di temperatura. Di sicuro un bagno in queste acque risulta davvero tonificante per la muscolatura del corpo soprattutto dopo il lungo cammino di oltre un ora e mezza per raggiungerle. Il percorso per arrivare alle cascata passa dalla confluenza del torrente Menta con la Fiumara Amendolea ed è incredibilmente suggestivo, ricco di panorami mozzafiato. Si attraversavo crinali ricchi di faggete e pinete, alberi di mandorlo e vegetazione con orchidee sanbucine (gialle e viola), orchidee papilionate, euforbie e ginestre, fino a raggiungere la cascata, che compare quasi all’improvviso nella valle e ripaga la fatica del percorso.
Cascate Tre Limiti
La cascata nella zona detta Tre Limiti, si trova a circa un chilometro e mezzo dalla Diga del Menta, un impianto la cui progettazione e realizzazione si è protratta dagli anni duemila al decennio successivo.
Nella zona si ricorda la leggenda del lievito del Pane, all’inizio dei tempi si faceva il pane senza lievito. L’unica persona a conoscere il segreto della lievitazione era la Sibilla dell’Aspromonte, che come tutte le Sibille era donna della Sapienza, sacerdotessa e divinatrice, e aveva tra le sue allieve la Madonna bambina.
Si narra che la piccola aveva notato con meraviglia il pane gonfio e fragrante che usciva dal forno della profetessa, molto più buono di quello basso e secco preparato dalla mamma, Sant’Anna. La bimba aveva notato che la Sibilla aggiungeva qualcosa all’acqua e alla farina e un giorno rubò un pezzo dell’impasto, lo appallottolò e lo nascose sotto un’ascella.
La futura Vergine corse a casa, diede il lievito a sua madre e le insegnò a usarlo come aveva visto fare alla Sibilla. Grazie alla piccola Maria che rivelò i segreti della lievitazione, della conservazione e dello scambio del fermento, tutti gli umani cominciarono così a mangiare del buon pane che da allora si indico come pane fatto con il lievito “madre”. Da allora inoltre, dice la leggenda, gli umani hanno le ascelle cave.
In questa zona è presente un “bosco vetusto”, risalenti a tempi antichissimi, si tratta del misto faggio-abete di Tre Limiti, fra Gambarie e la diga del Menta.