Comune di Maropati

Maròpati (Maròpatri in calabrese e in greco-calabro) è un comune italiano di 1380 abitanti della Città Metropolitana di Reggio Calabria. Sono state riscontrate, nel corso del tempo, altre forme del toponimo: Maro-patre (1636), Maropulli, Maropudi (1664), Magropiti (1696), Maropati (1691-1697), Maropatre (1720).

Geografia Fisica
Il territorio di densità intermedia, appartiene alla zona altimetrica denominata collina litoranea. Il centro abitato si trova ad una’altitudine di 239 mt. sul livello del mare (misurato in corrispondenza del Municipio). La quota massima raggiunta nel territorio è pari a 509 mt. s.l.m., mentre la quota minima è di 65 mt. s.l.m. L’intero territorio del comune di Maropati ha una superficie di 10.51 km2.

Origine del nome
Deriva dal greco hemeropitus pino coltivato. Secondo altri si riferisce al nome calabrese Maropato che potrebbe riferirsi all’albanese maru Patu povero Ippazio.

Informazioni:

Sito istituzionale:

www.comune.maropati.rc.it

La Storia

La frequentazione umana del territorio oggi appartenente all’abitato di Maropati ha origini remote e affonda le proprie radici intorno al V secolo A.C., periodo in cui i Locresi, popolo che dall’originario Peloponneso si spinsero sulle coste dello jonio fondando la colonia di Locri; i cui discendenti dopo poco tempo estesero il loro dominio sul territorio circostante e ben presto raggiunsero la costa tirrenica e colonizzarono Hipponion, Medma, Taurianum e Metaurum. Per raggiungere le nuove colonie, i Locresi utilizzavano degli itinerari che attraversavano l’Appennino calabrese in particolare i passi e i valichi di “Passo di Melia”, “Passo della Limina” che permettevano un veloce e sicuro collegamento con il Tirreno. Lungo tali percorsi i colonizzatori erano indotti ad organizzare e mantenere villaggi da utilizzare come stazioni di supporto e difesa per le strade di collegamento con Medma, Taurianum ecc…
Alcuni di questi tracciati comprendono o passano vicino al territorio che oggi appartiene al Comune di Maropati, da ciò ne consegue che i primi gruppi di indigeni che vi stazionarono risalgono a questo periodo. Gli autoctoni che si trattennero nel territorio maropatese, assistettero e parteciparono ai continui cambiamenti politici e etnici causate da : guerre, terremoti, invasioni, ecc..
Gli episodi più significativi a cui direttamente o indirettamente si deve l’origine di Maropati sono: il dominio bizantino tra il 536 e il 1050 e gli anni intorno al 950, periodo in cui i Saraceni saccheggiarono le coste del Tirreno e dello Jonio e costrinsero gli abitanti dei centri costieri a rifugiarsi per motivi di sicurezza nell’entroterra per sfuggire alle incursioni e ai saccheggiamenti dei pirati saraceni. Gli abitanti dei centri costieri organizzatisi si ritirarono nell’entroterra dove fondarono diversi villaggi, situati in gran parte, in luoghi da dove si potesse dominare il territorio circostante ed in caso di pericolo fuggire nella boscaglia. Risale a questo periodo il primo insediamento stabile di un nucleo umano a Maropati e precisamente nella zona di S. Angelo.
Tra il 1266 e il 1442 sotto il dominio degli Angioini, le popolazioni furono costrette al nomadismo e al brigantaggio a causa delle sempre più gravose gabelle, dazi e corvè imposte dai baroni. Alcuni casali, per fronteggiare le lotte fra Angioini ed Aragonesi edificano castelli. Oggi a Maropati rimane solo il nome del “Castello” per indicare la zona dove in quel periodo fu costruito un piccolo castello.
La storia di Maropati è quella di un casale rurale, pastorale ed agricolo, quasi sempre legato alla baronia di Anoia. Come casale di Anoia fu feudo delle famiglie Caracciolo, Ruffo, Paravagna, ai quali nel 1727 fu concesso da Carlo VI di aggiungere al titolo di Marchese di Anoia quello di Principe di Maropati. Sotto il governo dei francesi e precisamente il 4 maggio 1811, dopo più di 600 anni di dominio feudale della baronia di Anoia, Maropati viene istituito Comune autonomo e Tritanti gli viene assegnata come frazione.

Monumenti e luoghi d’interesse

  • Chiesa di Santa Lucia
    La chiesa è menzionata nel resoconto della visita pastorale del vescovo di Mileto, monsignore Marco Antonio Del Tufo, del 4 novembre del 1586: all’epoca vi si trovava un solo altare non consacrato. In una successiva visita del 26 settembre 1630 la chiesa doveva ancora essere molto malconcia. Una campana, tuttora conservata, reca la data del 1635, l’immagine di Santa Lucia e l’iscrizione “Don Franciscus Guarrisi”.
    In una successiva visita pastorale del 21 febbraio 1707 erano presenti due altari, uno intitolato a Sant’Antonio di Padova, sotto il patronato della famiglia Guerrisi e uno dedicato alla Beata Vergina Maria del Monte Carmelo, sotto il patronato della famiglia Chizzoniti. Una terza cappella dedicata allo Spirito Santo è di fondazione successiva (della famiglia Guerrisi 1729). Ancora, nell’anno 1745 mastro Domenico Belcaro fece erigere un quarto altare dedicato a Sant’Agata.
    Nel terremoto del 1783 la chiesa venne rasa al suolo. Nel 1860, nella chiesa si trovano solo due altari, quella della Madonna del Carmine e quello dell’Immacolata.
    Il terremoto del 1908 causò ancora il crollo del campanile. Fu chiusa al culto nel 1931 e in seguito restaurata e riaperta negli anni cinquanta ad opera di privati.
  • Chiesa Matrice di San Giorgio Martire
    La chiesa parrocchiale di San Giorgio Martire esisteva già dal 1500, distrutta completamente dal terremoto del 1783. Venne ricostruita, con la porta maggiore alta tre metri, la chiesa era lunga quasi venti metri con un’altezza di diciotto. In epoca più recente la chiesa fu allestita di stucchi opera di Vincenzo Morani. L’altare piccolo in legno con angioletti conserva l’immagine della Madonna di Pompei ed è anch’esso opera di Vincenzo Morani. All’interno della chiesa si trova la statua lignea della Madonna del Rosario, scolpita da Fortunato Morani da Polistena, nato nel 1828.
    Ridipinta ripetute volte, fu poi privata del nome dell’autore sotto la base.
    La chiesa di San Giorgio Martire era sede dell’omonima parrocchia fin dal XVI secolo, con giurisdizione sul centro abitato di Maropati. Nel 2005, a seguito della fusione con la parrocchia di Sant’Atenogene di Tritanti, avvenuta con decreto di monsignor Luciano Bux vescovo della diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, la chiesa è divenuta sede della nuova Parrocchia dei Santi Giorgio e Atenogene con giurisdizione su tutto il territorio comunale di Maropati.

Tradizioni e folclore

Il 3 gennaio 1971, in una casa del centro storico, qualcuno vide un quadro della Madonna del Rosario di Pompei “lacrimare sangue”. Ne seguì un cospicuo flusso di visitatori provenienti da molte altre località.