Percorrere l’anello di Pietra Cappa significa catapultarsi nella Vallata delle Grandi Pietre dove giganti massi disegnano il versante est del Parco Nazionale d’Aspromonte. Un territorio aspro contraddistinto da fiumare, castagni millenari e grotte rupestri abitate fin dall’antichità dai monaci basiliani.
Il versante orientale del Parco Nazionale d’Aspromonte è caratterizzato dalla presenza di enormi massi rocciosi dalle forme veramente curiose. La regina è di sicuro Pietra Cappa. Il monolite, al confine tra San Luca e Careri, è alto 140 metri e occupa una superficie di quattro ettari di terreno.
Il suo nome ha origini antichissime. In alcuni documenti medievali è citata come pietra “Gauca” cioè pietra vuota. Un toponimo che contraddistingue tutta la Vallata delle Grandi Pietre, piena di grotte frequentate nell’antichità da monaci basiliani.
Attorno alla nascita di Pietra Cappa ruotano numerose leggende. Quella più nota racconta che Gesù, arrivato ai piedi dell’Aspromonte insieme ai suoi discepoli, chiese loro di raccogliere dei massi per fare penitenza. Pietro raccolse solo un piccolo ciottolo e quando Gesù trasformò i massi raccolti in fumanti pagnotte capì la lezione. Lasciò lì quel sasso per ricordarsi del proprio errore e poi lo sfiorò con un dito facendolo lievitare così tanto fino a trasformarlo nel gigante masso.
La storia del monolite è connessa anche al mistero dei Cavalieri Templari. Si racconta che la zona in cui si trova Pietra Cappa fosse la patria della Decima Legione Fretense, nella quale militava il legionario che trafisse con la lancia il costato di Gesù.
Per arrivarci due alternative:
1.partire dal Casello di San Giorgio, lasciando la macchina a circa 3 km;
2.iniziare il sentiero dal paese di Natile Vecchio, facendo una sosta prima alle Rocce di San Pietro e poi proseguire verso Pietra Cappa.